Il monte Everest non solo rappresenta la vetta più alta dell’Asia, ma dell’intero pianeta. Con i suoi 8.848 metri sul livello del mare, si erge fra Cina e Nepal, incorniciato dalle altre vette della catena dell’Himalaya.
Il fascino del monte Everest
Questa montagna da sempre ha affascinato migliaia di persone che si sono cimentate nell’impresa di scalarla fino alla vetta. Purtroppo non sempre le spedizioni sono andate a buon fine, con la morte di diversi alpinisti, deceduti a causa di valanghe, assiderazione e cadute. Di certo il monte Everest è uno dei luoghi più suggestivi della Terra e ci sono tante curiosità che lo riguardano.
La vetta più alta
Il primo nome di questa montagna è stato Cima XV, ma nel 1865 è stato ribattezzato con il nome attuale. Questo per rendere omaggio al britannico Sir George Everest, responsabile dei geografi inglesi in India. Sono stati proprio loro nel 1856 a scoprire che si trattava della vetta più alta del pianeta. Ogni anno la cima guadagna ulteriori 4 mm di altezza, che diventano 40 cm in un secolo di vita. In realtà si tratta della cima più elevata sul livello del mare, perché quella più notevole dalla base alla vetta è invece il Mauna Kea alle Hawaii.
Geologia e temperature
Da un punto di vista strettamente geologico, si tratta di una vetta giovane: ha soltanto circa 60 milioni di anni! La catena si è formata dopo la collisione della placca terrestre indiana con quella eurasiatica, che ancora oggi sono in movimento. Lo dimostra anche il fatto che l’attività sismica è molto presente.
Il clima sul monte Everest è ovviamente molto rigido, con temperature che hanno toccato anche i -60° con il vento. Di solito il mese più rigido è febbraio, mentre agosto è il momento più caldo, con una temperatura attorno ai -20°. Quando si sale oltre i 5.300 metri, ci sono sempre neve e ghiaccio: si tratta del limite delle nevi perenni. Raggiunti gli 8.000 metri di altezza, si arriva alla famosa “zona della morte”, dove non c’è ossigeno per la sopravvivenza umana.
I campi base
Il 1953 è stato l’anno in cui per la prima volta l’uomo ha scalato la cima dell’Everest. Da quel momento circa 7.000 persone hanno replicato l’impresa, molte delle quali hanno ripetuto l’esperienza. Per i turisti sono disponibili due campi base, uno sul versante nepalese e un altro su quello cinese, entrambi oltre i 5.000 metri. Scalare la cima non è un’esperienza alla portata di tutte le tasche. Per compiere l’impresa è necessario spendere 30.000 dollari a persona. Calcolando il periodo di acclimatamento e quello per raggiungere il campo base, la scalata dura circa 10 settimane.
L’impresa di Messner
La prima conquista della vetta dell’Everest risale al 1953, quando il neozelandese Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay raggiunsero la cima. Lo sherpa in precedenza aveva già tentato inutilmente lo sforzo per ben sei volte. Un record speciale spetta anche all’Italia. Nel 1978 l’alpinista italiano Reinhold Messner ha scalato la vetta senza l’aiuto di bombole d’ossigeno. Soltanto due anni dopo, nel 1980, lo stesso Messner ha effettuato la prima scalata in solitaria.