La guida dei Monti d’Italia del CAI-TCI descrive la via che percorre la cresta sud-est con queste parole: ”via molto varia ed interessante, in ambiente magnifico e con vedute eccezionali”. Adesso, a poche ore di distanza dall’arrivo in cima, leggo queste parole contento di averle verificate personalmente. La gita inizia lunedì 29 luglio al solito appuntamento di Rho. Ferie dell’ultimo momento in ufficio (giocando su vari equivoci con il capo), resto della famiglia già in vacanza (trasferendosi da un alberghetto all’altro, aspettando lo scrivente a fine settimana con il materiale per poter andare finalmente a campeggiare), zaino impeccabilmente controllato mediante check-list (non si può certo rischiare di trovarsi senza ramponi quando sei già in rifugio!) Incontro a mezzogiorno la nostra Guida preferita (che fortunatamente, questa volta, non ci ha spaventati come accaduto in passato con altri clienti) e con Rosita, venuta apposta da Trento per allenarsi all’imminente spedizione sull’Alpamayo peruviano (dopo averla vista sfrecciare sui ghiacciai o mentre scalava mi son chiesto varie volte se ne aveva veramente bisogno…). Arriviamo ad Alagna e mangiamo qualcosa nella pasticceria alla partenza della cabinovia. Anche se non siamo ancora partiti, chissà perchè siamo già affamati e mentre la signora del locale ci coccola con focaccine ed altre delizie, notiamo una curiosa produzione di materiale da arrampicata (moschettoni, discensori, ecc.) fatta di cioccolata; ci chiediamo se, unificando le funzioni di cibo e materiale da scalata, possiamo risparmiare peso nello zaino…ma poi pensiamo che si tratti solo di alimenti e rimandiamo l’acquisto al ritorno. Percorriamo rapidamente i tre salti di impianti fino a Punta Indren ed il breve percorso fino alla Gnifetti. Alle 18.30 siamo i primi in fila per la cena e ci sbrighiamo a mangiare per poterci dedicare al nostro passatempo preferito: il rubamazzetto! L’avvicente gioco a carte ci tiene svegli fino a notte alta. Andiamo infine a dormire e dopo la sveglia (all’una e trenta!) e la rapida colazione, partiamo verso le due. Le ore di marcia al buio, guardando con la luce della frontale solo i propri scarponi e la corda che ti unisce all’amico che precede, trascorrono come sempre: ci si concentra, un passo dopo l’altro, cercando di fare economia di energie e poi, quando il ritmo corretto è avviato si comincia a pensare alle cose più svariate. La lunghezza della salita si avverte quando Rosita ci chiede se abbiamo qualche tema da suggerirle come ulteriore impegno pensatorio per le prossime ore. A me, che in questi giorni sto leggendo le storie di alpinismo di Cassin, viene in mente la fantasiosa idea della ”Creazione dell’Uomo Rupe” destinato a resistere alle tempeste spaventose alle vertigini o al tormento dei bivacchi: ora in realtà, a parte la fatica per la progressione, non c’è alcun duro ostacolo da superare. Al contrario l’aria è tranquilla, non fa freddo e il cielo è sereno. Quando siamo al Colle del Lys è il momento di scegliere se scalare la Punta Dufour lungo la cresta Rey oppure proseguire per la normale dall’Italia. Prendiamo la decisione di continuare lungo quest’ultima ed alle prime luci dell’alba stiamo per scavalcare la Punta Zumstein. Adesso fa più freddo. Ci fermiamo per vestirci prima di ridiscendere seguendo la successiva lunga ed affilata cresta nevosa.: il paesaggio è bellissimo ed aereo, si vede il lago effimero ed alla nostra destra, 2000 metri più in basso Macugnaga, alla fine del gigantesco scivolo della parete est. Qui è veramente richiesta la sicurezza di piede descritta nella guida. Mi viene in mente la teoria che in casi del genere, se uno della cordata scivola da una parte, gli altri si devono buttare dall’altra. Evitiamo di verificare se la teoria funziona. Verso le 7.30 siamo in cima dove rimaniamo a lungo a goderci, al calore del sole, la vista incredibile dei 4000 circostanti. Rapida discesa a valle lungo la quale alcuni piccoli incidenti (piccozzata sulla mano, piccozza smarrita ma poi ritrovata, parabrezza dell’auto rotto…alla vigilia delle vacanze!) tentano di rovinare, ma senza riuscirci, l’entusiasmo per la bellissima gita. Non dimentichiamo di comprare il materiale da arrampicata (di cioccolato) e a metà pomeriggio sono già a casa a Milano a leggere gli email arrivati dall’ufficio durante il giorno. Leggo infine il messaggio della nostra Guida che completa come una ciliegina sulla torta la soddisfazione per il risultato: ”complimenti per la veloce ascensione”.
Alberto Indelicato